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A CACCIA DI ORDIGNI BELLICI NEI MARI E NEL SOTTOSUOLO: LA BONIFICA BELLICA!

A CACCIA DI ORDIGNI BELLICI NEI MARI E NEL SOTTOSUOLO: LA BONIFICA BELLICA!

Sono trascorsi quasi 80 anni dalla conclusione del secondo conflitto mondiale, che non solo ha lasciato un’eredità disastrosa fatta non di vittime e di un Paese da ricostruire ma anche di ordigni bellici, rimasti sepolti e latenti in tutto il nostro territorio nazionale. Ogni anno ne vengono infatti rinvenuti oltre 60.000 come reso noto dall’ ANVCG, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra.

Fondata nel 1943 durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, questa associazione rappresenta e tutela ancora oggi circa 100.000 vittime civili di guerra che sono divenute tali anche a distanza di anni dalla fine del conflitto a causa proprio degli ordigni bellici inesplosi. La maggior parte degli incidenti, infatti, è causato proprio da un’errata sottovalutazione del problema e della pericolosità di questi lasciti della guerra, che in molti casi divengono anche oggetti da collezione nella convinzione che non siano più pericolosi.

È importante quindi chiarire che un ordigno bellico seppur inesploso rappresenta un grande rischio per la vita e perciò in caso di ritrovo è opportuno richiederne la bonifica da ordigni bellici. Si tratta di specifiche attività di ricerca, individuazione e scoprimento di ordigni esplosivi o residuati di origine bellica presenti sia nel sottosuolo che sott’acqua. Queste procedure di messa in sicurezza permettono di preservare non solo la salute pubblica ma anche ambientale.

GLI UXO SOTT’ACQUA

La bonifica subacquea consente di rendere le acque del nostro paese e non solo, più sicure. Munizioni e ordigni inesplosi sono infatti un grande problema internazionale, che interessa molte zone delle acque costiere europee. La presenza infatti dei così noti UXO (ossia ordigni inesplosi bellici) costituisce non solo un rischio per la loro eventuale detonazione ma anche una forma di contaminazioni dell’ambiente che ostacola lo sviluppo dei diversi settori dell’economia blu come la navigazione, l’acquacoltura e il turismo.

Gli ordigni bellici rappresentano quindi un rischio sostanziale per la sicurezza degli operatori economici in mare ma anche dei cittadini, oltre che per l’ambiente.

Da qui l’indispensabilità delle procedure di bonifica che mirano alla messa in sicurezza delle nostre acque ricercando e rimuovendo ordigni inesplosi poggiati sul fondo del mare, nelle acque interne di fiumi e laghi. La bonifica si esegue tramite appositi strumenti rilevatori immersi da imbarcazioni o da sommozzatori specializzati. L’obiettivo della bonifica è cercare di estrarre gli ordigni per un corretto smaltimento a terra ma quando questo non è possibile, gli esplosivi, se possibile, possono essere fatti detonare direttamente sul fondo del mare in maniera sicura.

…E ANCHE NEL SOTTOSUOLO

Come in mare anche sulla terra ferma, gli ordigni bellici rappresentano un pericolo per la sicurezza ambientale e dei cittadini. Gli ordigni celati nel sottosuolo di un paese possono infatti sempre rappresentare un rischio dal momento che se inesplosi potrebbero determinare improvvise detonazioni. Le aree più soggette a procedure di bonifica sono poi quelle in cui si prevede l’attività di scavo superficiale o profonda come nel caso dei cantieri.

Proprio per questo motivo, nel 2012 è stata promulgata la Legge 177 che introduce nel D.Lgs. 81/08 una serie di azione a carico del Coordinatore della Sicurezza in fase di Progettazione. Quest’ultimo infatti deve valutare con cura se nell’area di interesse, in cui sarà adibito il cantiere, possano essere rivenuti ordigni di origine bellica e inserire i suddetti dati alla stesura del relativo Piano di Sicurezza e Coordinamento. Nel caso, sarà necessario eseguire procedure di bonifica terrestre.

L’attività di bonifica è in questi casi svolta su due piani: parliamo infatti di bonifica superficiale e bonifica profonda. Nel primo caso, la ricerca di ordigni bellici inesplosi o materiali ferrosi è eseguita fino ad un metro di profondità e prevede l’utilizzo di specifica strumentazione come un metal detector ad hoc per questo scopo.

Segue a quest’ultima poi, laddove ritenuto necessario, un intervento più profondo. Oltre il metro di profondità di ricerca, parliamo di bonifica profonda e si esegue utilizzando trivelle munite di sonda dell’apparato rilevatore. Questa procedura è indispensabile soprattutto se nell’area di interesse si verificano movimentazioni di terreno oltre il metro di profondità.

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